L’OMOFOBIA: UNA LEGGE PER CHI?

Qualche mese fa guardavo la tv di stato: Il tg notte su rai-tre Il conduttore intervistava l’on. Gelmini del Pdl ed un’altra parlamentare ( non ricordo il nome) del Pdmenoelle ( B. Grillo) sulla legge sull’Omofobia in discussione al parlamento. Dal loro dibattere lo spettatore capiva ben poco per l’astrazione concettuale del linguaggio politichese. La Gelmini, ad esempio, giustificava l’opposizione del suo partito alla legge per una questione di “etica”, la parola magica che non spiegava nulla e induceva ulteriori perplessità nell’ignaro ascoltatore.L’interesse professionale nel campo della sessuologia mi ha spinto a conoscere la legge sull’Omofobia. L’ho scaricata da Internet. La “rete”, oggi, è un’opportunità di informazione straordinaria e se utilizzata con intelligenza diventa una risorsa per la democrazia. Questa legge è firmata da 245 parlamentari ed è stata presentata in parlamento il 15 marzo 2013. Afferma di affrontare il problema “ineludibile” dell’Omofobia a tutela delle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali, transessuali e transgender sulla scia di episodi che hanno funestato il nostro paese negli ultimi anni. La motivazione dei parlamentari su questi fenomeni “ affatto nuovi” è stata l’eco mediatica da essi suscitato. La legge sostiene la tesi che la violenza e la discriminazione contro queste persone è dovuta ad uno stato soggettivo di disprezzo e di odio nei riguardi delle vittime fondato sul loro orientamento sessuale o sull’identità di genere. Altro “capolavoro” concettuale è l’articolo 1 della legge: “definizioni relative all’identità sessuale” nel quale si chiarisce e definisce cosa si intende per identità sessuale, identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale. Il questo articolo, a mio avviso, la confusione regna sovrana e sgomenta. Le definizione non hanno alcun fondamento scientifico, nè clinico. I concetti di identità, sesso, sessualità, orientamento, psicologico, biologico, sociologico, percezione sono arbitrari e poco chiari. Innanzitutto l’omosessualità va distinta dalle altre differenti condotte sessuali. Se l’omosessualità è una condizione naturale, allora la bisessualità o il transgender etc. sono condotte da collocare in una differente prospettiva esistenziale scientifica e clinica. Altrettanto contraddittorie ed imprecise sono alcune definizioni dell’Omofobia apparse sulla stampa. L’on. D. Franceschini sostiene sul Manifesto del 23 07 2013 che: “ è una legge che non c’entra nulla con i temi “etici”, ma riguarda il codice penale; ed è urgente e non più rinviabile.” Affermazione contrapposta a quella dell’on. Gelmini!!! Sullo stesso numero dello stesso giornale l’ on. I. Scalfarotto, primo firmatario della legge, afferma: ” La maggior parte degli emendamenti riguardano la terminologia : si discute se sia meglio utilizzare il termine transfobia, identità di genere e cosi via”. Un tema esistenziale cosi importante si riduce ad un problema di linguistica!!! Il senatore Giovannardi ha definito la legge: “ una follia eterofoba”. Il suo collega Gasparri sostiene che la legge è: “ incostituzionale”. Di cosa si stia parlando, discutendo, legiferando non è dato comprendere. Sfugge il senso e l’obbiettivo della legge stessa. Fobia significa paura angosciosa senza motivazione a carattere patologico; avversione incontrollabile anche se spesso ingiustificata. La fobia non può dunque motivare la violenza. Al contrario sviluppa la tendenza all’evitamento dell’oggetto della fobia. Se diamo al termine Fobia il significato di pregiudizio o discriminazione, allora se ne cambia il senso originario. Nel “pregiudizio” per Omofobia si intende qualsiasi giudizio negativo nei confronti dell’omosex. Anche la naturale ripugnanza per l’omosex che va a toccare i genitali mentre uno spettatore guarda un film al cinema diventa un atto condannato dalla legge. Si rischia l’assurdo legale!!! la discriminazione considera Omofobia tutti i comportamenti che ledono i diritti e la dignità delle persone omosex sulla base del loro orientamento sessuale. La personalità viene, così, ad essere inglobata nell’orientamento sessuale e non viceversa come è nella realtà esistenziale. L’orientamento sessuale è una delle caratteristiche della personalità; non è l’omosessualità la causa della violenza, ma è la persona violenta che scarica il suo essere-violento con il pretesto dell’ omosessualità. IL termine Omofobia è stato coniato da Weinberg nel 1972 per indicare:” la paura degli eterosex di trovarsi a contatto con gli omosex e il disgusto degli omosex medesimi verso la loro condizione”. Il termine è stato criticato come scarsamente appropriato al fenomeno poichè non comprende tutte le distinzioni e i casi contemplati dalla realtà esistente. Ad esempio, gli atteggiamenti negativi contro gli omosex non sono necessariamente irrazionali o il riflesso di una paura. Possono essere delle scelte intenzionali motivate da valori culturali, religiosi, sociali etc. Inoltre si è scoperto che esiste una Omofobia-interiorizzata che indica nei gay la presenza di atteggiamenti negativi nei confronti dei comportamenti, dei sentimenti, delle relazioni omosex .

Invece di promuovere una sana educazione alla sessualità nella quale si distinguono le forme di vita sessuale(l’omosex non è bisessuale o trans gender)si dà una identità specifica ad ognuna di esse e si promuove la consapevolezza di essere e vivere ciò che si è, si crea una legge. Il modo di vivere la sessualità deve costituire un fatto privato e personale e non può essere imposto da una legge. Bisogna insegnare che l’omosessualità è un genere naturale da vivere in sé e per sé. I servizi pubblici dovrebbero fornire aiuto agli omosex con un training di assertività: vivere bene ciò che in natura si è. La legge misconosce che il cambiamento efficace verso l’omosessualità va promosso non con la punizione, ma con la formazione di una coscienza fondata sul concetto di persona. Il clima attuale verso la sessualità umana è cambiato sia nella versione etero che omo. Ha permesso a molte persone di rendersi più liberi nell’espressione della loro vita affettiva. Ha consentito di parlare d’amore tra le coppie gay allontanando da esse l’ideologia che le qualificava nel vizio e nell’immoralità. Nello stesso tempo dà all’omosex la responsabilità del suo essere-persona-sessuata-originaria. Ad esempio, l’omosex che seduce o paga il minore per la sua soddisfazione sessuale va punito come avviene per l’eterosex. E’ l’essere-persona fondato sui propri bisogni che regola il modo sano della relazione tra due volontà. L’Omofobia ri-definita dalla legge rischia di ghettizzare, ancora una volta, l’omosex facendolo diventare un diverso, una persona particolare definita e irrigidita nel suo orientamento sessuale. La violenza associata all’orientamento sessuale è un pregiudizio pericoloso. Il violento ha in sé la causa del suo essere-violento. L’orientamento sessuale è soltanto la razionalizzazione che giustifica la violenza. Violenza e sessualità vanno distinte. I violenti vanno curati e puniti per chi sono e per ciò che fanno. La violenza è un’offesa alla persona e non è motivata dall’orientamento sessuale. Le leggi che regolano quest’ambito della vita comunitaria sono già in vigore nel codice penale italiano. I comportamenti sani ed adeguati si realizzano con una corretta informazione-formazione e l’educazione consapevole delle persone fin dall’infanzia. Invece di una legge sull’Omofobia è utile la promozione della formazione alla sessualità nelle scuole e nelle altre agenzie educative. Se ne discute da 40 anni, ma ancora niente si intravede all’orizzonte. Si all’educazione alla sessualità a scuola e no alla legge sull’Omofobia. I parlamentari dovrebbero decidere non sulla base della risonanza emotiva suscitata dall’informazione mass-mediatica, ma su ciò che veramente promuove la salute e il benessere dei cittadini.

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